Monday, December 27, 2010

C'e' una mia (lunghissima) intervista



QUI.


Grazie a Giulio Capriglione e a Lo Spazio Bianco!

12 comments:

Enzo said...

Ciao!
Ho letto la tua intervista-moolto interessante!- e a un certo punto leggo "Distin­guono lo sty­ling dal design, cosa che il 99% degli ita­liani ormai non fa più."
Ecco,non conosco neanch'io questa distinzione, me la potresti spiegare?Grazie, scusa il disturbo :)

LRNZ said...

Styling e design. Bella domanda.
Dunque, per capire bene bene cosa sono styling e design e in cosa differiscono dobbiamo accettare che in italia abbiamo un problema di partenza: la lingua.

Capita spesso di sentire la parola "design" usata cosi': "la sedia di philippe stark per kartell e' proprio un bell'oggetto di design". O anche: "molto bello il design della nuova ford ka". Meglio ancora, dopo un matrimonio: " invece del solito divano di ikea abbiamo speso qualche soldo in piu, ma ce ne siamo comprati uno di design." 

La parola styling e' per lo piu' usata nelle insegne dei parrucchieri, o nelle riviste di moda. Questo lo stato di partenza da cui devo spiegarmi, non e' facile. 

Anzitutto, "design" non e' una parola italiana. La traduzione piu' versatile e corretta di design e': progettazione. Quindi dove leggiamo industrial design diventa progettazione industriale. Graphic design e' progettazione grafica e cosi' via. 

La progettazione e' etimologicamente un processo che implica la stesura di un disegno (in senso piu' ampio possibile), di una pianificazione dettagliata che anticipi eventuali limiti concettuali e consenta la reaLizzazione di un obiettivo senza dover procedere per tentativi empirici (il meno possibile si intende, la prototipazione si fa, ed e' a carico dell progettista infatti). Facile che sia per l'industria e magari per conto terzi: un progetto ben fatto parte dall'assunto che non necessariamente il progettista debba tradurlo nell oggetto definitivo al contrario dell'artigianato tutto.
Il processo di progettazione parte con dei requisiti, uno scenario sociopolitico di riferimento, dei mezzi economici e tecnici da rispettare, spesso un determinato pubblico da conquistare.

LRNZ said...

Detto questo e' evidente che nonostante una grande dose di creativita' necessaria la progettazione richiede grande metodo e razionalita', soprattutto qualora il progetto abbia fra i suoi requisiti la commerciabilita' su larga scala. Il progettista in questi casi non puo e non deve mettere avanti una prefigurazione stilistica alle reali esigenze di produzione. La vera sensibilita' progettuale e' in queso senso la prima antagonista della prefigurazione artistica classica. 

Poniamo il caso che io, come designer, venga incaricato di curare l'immagine coordinata di un cliente. Ora posto che sono ossessionato dai colori primari, in particolare dal verde vittoria, se esco dalla fase di brief del mio cliente con una prefigurazione chiara che qualsiasi cosa faro' sara' verde, e magari con una illustrazione, sto fallendo. O meglio sto per proporre uno styling o un operazione artistica. Sto facendo una cosa "alla lrnz", probabilmente ponendo la mia idea di cosa e' bello sopra a cosa serve. 

Poi ci sono i casi in cui le due cose combaciano, ma e' raro. Di base La progettazione si svolge senza intoppi quando non ci si trova a commentare una scelta col "perche' mi piace". La griffe nel design non esiste. Nello styling si.

Nel periodo d'oro di starck, qualunque oggetto firmasse era a razzetto, a ogiva. Spremiagrumi, lampade, tutto. Ora posto che non saro' il primo ne l'ultimo da sostenere che la sua produzione di design e' stAta tutta inutile, possiamo senza dubbio individuarci una operazione di recupero e rinnovamento dello styling americano streamline. Lo styling streamline americano partiva da ideali metodologici simili all'art deco europea, solo spostando l'attenzione dalle linee fluenti della natura alla loro controparte scientificamente ottimizzata dall'uomo: le linee dei progetti aeronautici e nautici. I progetti streamline siano essi ventilatori, treni o palazzi seguono sempre gli stessi diktat di aerodinamicita', a scapito di razionalita' efficienza e sostenibilita'. Basti pensare a tutta l'industria e l'architettura americana anni 40/50. 

Quindi, finalmente stringendo: stile e progetto non sono in antitesi, se il progettista e' bravo. Il punto e' che il design e' meno un opinione su come dovrebbe essere decorato un oggetto e piu una riflessione su cosa fa, a cosa serve e come puo' essere migliorato - il tutto mai in senso assoluto ma sempre relativo alle sue condizioni di ideazione iniziali: budget, tecnica, mercato di riferimento. Lo styling e' packaging di un complesso funzionale, che quasi mai ne cambia le performance  o le funzioni, magari le peggiora piuttosto che rinunciare all'impianto formale. Lo styling e' sicuramente importante negli oggetti dichiaratemente effimeri come le automobili, i telefonini, i vestiti. In generale trovi molto styling nel secchio della spazzatura e molto design nei musei.

Le tre frasi che ho citato in testa, sono chiaramente frutto di una sovrapposizione marchiana di due cose completamente diverse fra di loro ma che rendono molto bene con che spirito gli italiani spendono i loro soldi in "design".
Spero di essere stato esaustivo.

LRNZ said...

Per essere precisi lo streamline copre 30/40/50. Pardon, anche per i refusi che l'ipad non perdona.

Enzo said...

Grazie mille!
E' interessante applicare anche il discorso al fumetto...
Lì si oscilla tra narrazione ed estetica-passami i termini-, però la stessa estetica pesa nella narrazione quindi è più complesso...
spesso la diatriba si traduce 'fisicamente' nello scontro tra lo sceneggiatore e il disegnatore, quando le due figure non coincidono.
Quando c'è un unico autore invece il bilanciamento estetica/narrazione si può declinare in infiniti modi!

Enzo said...

Con estetica intendo un po' tutta la parte visuale del fumetto, il segno, lo stile, il tipo di inchiostrazione, la colorazione ecc ecc

rae said...

io invece trovo che con un autore unico il rischio di cadere nello styling sia piu' forte. Non penso solo al fumetto, penso anche al cinema: Eternal sunshine of a spotless mind è un gran film perchè vi è stata applicata una corretta divisione dei ruoli, lo sceneggiatore ha sceneggiato, il regista ha immaginato come applicare tale scritto. AL contrario l arte del sogno è un pessimo film, perchè Gondry non è un bravo scrittore. Anche il fumetto è pieno di tali esempi, soprattutto nel manga dove la figura dell autore unico è praticamente la norma. Norma che ha a mio parere rovinato l opera di disegnatori immensi come Shirow ma non in grado di scriversi una sceneggiatura leggibile.
io credo che la progettazione possa essere anche applicata al fumetto d'autore senza svilirlo o renderlo un prodotto freddo e puramente commerciale. Viceversa, anche il fumetto "seriale" puo' essere contaminato da una visione autoriale personale, vedi il dylan dog di sclavi. è molto piu' difficile che si avveri la seconda situazione, perchè nel processo industriale la creatività è necessariamente "costretta" e sottoposta a maggior vincoli e controlli: servono grandi personalità (come lo era sclavi) ma anche congiunzioni astrali favorevoli (la benevolenza di Bonelli e la fiducia che riponeva in lui).

Detto questo mi rivolgo al proprietario del blog: vorrei chiederti delle cose via mail, posso? in caso, a che indirizzo?

LRNZ said...

buromaschinen ( a t ) gmail com

rae said...

grazie : )

Ilenia Gennari said...

Oh, grandissimo uomo. Vai, sali la lunga scala verso il successo.
Arriva in cima il prima possibile, ne sei capace e te lo meriti.
Ricordati di me quando sarai lassù. <3

Magari, dimmi cosa vedi, tipo.

LRNZ said...

@Nari Shishitsu: Se arrivi prima tu però fai lo stesso che anche io mi muoio di curiosità.

PS: mi ha commosso il bannerino. Veramente.

Ilenia Gennari said...

:DDDD